Piacenza

L'Etichetta: Arte o Artigianato?
In una zona della città un tempo famosa per l’esotica denominazione (Tobruk oggi Borgotrebbia), si trova un’azienda artigianale gestita dai signori Giovanni Gardi, Leonardo Lambri e Damiano Marzoli. Si chiama “L’etichetta s.r.l.”.
Stampa etichette autoadesive e ha sede in via Boreca 15-17 in una struttura - importante e oggi quasi mitica - nella nascente industria piacentina dei primi del '900 perché ospitava la “Fornace Marchini”. L’azienda, attiva nel settore fin dagli anni Settanta quando fu la prima nel piacentino a stampare etichette autoadesive in bobina, produce etichette a nostro avviso ben curate ed elegantissime: grafica accattivante, colori attentamente abbinati e impaginazione curatissima. Fin qui, nulla di inconsueto per un’attività artigiana. Ma vi è un dilemma che viene spontaneo affrontare parlando de L’Etichetta.
Osservando negli uffici il campionario-repertorio di etichette ci accorgiamo che qualcosa sfugge: per esempio il rapporto arte/artigianato. Dove finisce l’artigianato e dove inizia l’Arte con la “ A” maiuscola?
Accertata l’abilità artigianale, assodata l’ultra-decennale esperienza dei titolari, verificato che pure i collaboratori – sovente famigliari – sono tecnici doc, non resta che approfondire.
Ma il gioco è facilmente intuibile poiché precisi indizi ci illuminano: negli uffici sono fra l’altro esposte tele originali, di ottima ma diversa fattura. L’assunto iniziale si sta chiarendo: i titolari sono affermati pittori ma, per completare il puzzle, manca ancora un dato. Giovanni e Leonardo sono anche cugini di primo grado e qui il cerchio si chiude, anzi chiude e sigilla non casuali coincidenze. Due cugini uniti in una medesima intrapresa produttiva ma pur dalla frequentazione dell'universo pittorico:
capita raramente di imbatterci in tali corroboranti situazioni.
Viviamo in un mondo sempre più avaro di emozioni e in cui, evitando contatti personali e interpersonali, si demanda tutto alla connettività digitale o si preferisce la tecno-mediazione (chat, blog, sms ... ).
E' allora confortante sapere che nella “Primogenita” Piacenza sia ancora possibile rintracciare attività come "L'etichetta".
Ci sembra che alla base di tutto ci sia qui uno human factor forse per noi - non sociologi - impossibile da definire ma facilissimo da comprendere. I titolari non sentono la tecnologia come estensione della mente, non ne fanno un uso collusivo, non accentuano la meccanicità della realtà. Anzi comunicazione e narrazione hanno per entrambi ancora un senso, per loro creare etichette significa perpetuare nobili tradizioni artigianali. Per la realizzazione servono sofisticati macchinari attrezzati per la quadricromia ma la base presuppone idealità artistiche, forte volontà espressiva.
Le etichette sono quindi un'altra faccia dei quadri, in un processo dove teoria e prassi si integrano perfettamente.
Giovanni è pittore di grande immediatezza, si serve del colore puro per strutturare immagini, tradurre sensazioni, definire ambienti.
Leonardo predilige un approccio romantico, accademico forse nell'impostazione ma modernissimo per contenuti e flagranza dell'immagine. Le etichette riflettono allora grande dinamismo e quadratura classica, colori sobri e immagini nette cioè un rigoroso ordine etico e morale.
(Fabio Bianchi)
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